GLI ORSI VANNO IN LETARGO – I MIGRANTI NO


Tempo di elezioni in Trentino ed il mio direttore non poteva non chiedermi un articolo su cosa vorrei suggerire ai politici per i loro programmi elettorali.

Premetto che non sono Trentino e vivo in questa meravigliosa regione italiana solo da un anno e mezzo e sono un po’ estraneo al contesto politico e per questo motivo ero restio a scrivere su questo argomento.

Ma il Trentino non è un’isola sperduta avulsa dalla globalizzazione ma al contrario si trova su uno degli assi di comunicazione commerciali più importanti d’Europa e dopo i problemi degli altri trafori e valichi è in pratica la sola porta d’accesso su gomma all’Europa per l’Italia e viceversa

Si è fatto un gran parlare dell’orsa assassina che senza voler togliere nulla alla gravitò del lutto era solo una madre che cercava di proteggere i suoi piccoli ma poco ho sentito riguardo al problema demografico e delle migrazioni.

A differenza della Provincia di Bolzano che è la più feconda d’Italia, la provincia trentina subisce anche lei gli effetti dell’inesorabile calo demografico che è conseguenza di una molteplicità di fattori che hanno determinato la trasformazione socioeconomica della famiglia italiana dall’esaurimento degli anni del cosiddetto baby boom (dal 1945 al 1967 ed in particolare dal 1963 al 1965) fino ad oggi.

In parallelo, il fenomeno delle migrazioni in Italia (paese storicamente di emigrazione che conta circa 6 milioni di residenti all’estero – in pratica la popolazione della regione Lazio) è aumentato progressivamente dal 1970 e sembra toccare record storici in questi anni di profonda crisi mondiale.

Non dobbiamo pensare solo agli sbarchi di migranti in Italia dall’Africa ma anche dagli arrivi via terra dall’Est europeo, dal Medio Oriente e dall’Asia oltre ai profughi ucraini della guerra

Tra le 198 collettività straniere presenti in Italia, le prime cinque coprono da sole il 48,4% di tutti i residenti stranieri: i più numerosi si confermano i romeni (1,1 milioni: 20,8%), seguiti da albanesi (433 mila: 8,4%), marocchini (429 mila: 8,3%), cinesi (330 mila: 6,4%) e ucraini (236mila: 4,6%).

E perciò doveroso sfatare alcuni miti dettati solo da propaganda politica dell’invasione dei neri e dei musulmani.

I romeni e gli ucraini sono cristiani (cattolici ed ortodossi). Gli albanesi sono musulmani ma non molto rigorosi come gli arabi ed i cinesi non sono tutti buddisti praticanti ed anzi molti si convertono al cattolicesimo.

Nessuno di loro ha la pelle nera, quindi la propaganda razzista è solo disinformazione pilotata per motivi di futile demagogia

Il punto fondamentale è che essi riempiono un vuoto che si è venuto a creare con l’emigrazione degli italiani ed il calo demografico.

E per chi pensi che l’Italia (302.073 Km quadrati per 59 milioni circa di abitanti) è troppo piccola ed affollata, ricordo che in Giappone (377.973 km quadrati) vivono 122 milioni di persone (più del doppio su un territorio di soli 75.000 chilometri quadrati più grande) ed i migranti sono molto pochi nonostante la crisi demografica che colpisce anche quella nazione.

Insomma, avanti c’è posto, a condizione che si sviluppino delle politiche di integrazione sociale, economica e culturale e non di accoglienza emergenziale.

Il Trentino non fa eccezione a queste dinamiche sopra descritte e perciò mi sento di consigliare ai futuri governanti di impostare delle serie politiche di lungo periodo di incoraggiamento alla natalità e di integrazione dei migranti che porti ad un riequilibrio della popolazione in rapporto al territorio mentre gli orsi sono in letargo.

Gian Burrasca


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