LA “COSA TERRIBILE”, IL BUCO CHE CI RIEMPIE DA CERCARE SEMPRE Parola di Matthew “Chandler” Perry


«Cosa potrà mai dare l’uomo in cambio di sé stesso?» Niente! Niente! Assolutamente niente!!!

A gridare la risposta, alla domanda delle domande nella storia dell’umanità – copyright Gesù di Nazareth – ci pensa, senza alcun imbarazzo, Matthew Perry. Cioè l’attore noto al mondo intero per “essere” (in tutto e per tutto) il Chandler che milioni di persone hanno imparato a conoscere e amare nelle 10 stagioni di “Friends”. Lo grida, lo racconta lungo tutte le 333 pagine dell’edizione italiana di “Friends, amanti e la Cosa Terribile”. Una storia che tenere nella categoria ‘autobiografia’ sarebbe davvero riduttivo: si tratta di un pellegrinaggio.

Stroncato a 54 anni lo scorso ottobre per una dose extra di ketamina, in questo volume Perry ci prende per mano e passo dopo passo, aneddoti e particolari uno via l’altro, mescolando grasse risate alle lacrime ci porta in un viaggio alla scoperta della Cosa Terribile. Di quello che questo ha significato per la sua vita. Della sua morte è stato facile profeta, non essendosi fatto mancare droghe, alcool ed eccessi in circa tutte le possibili varianti di dipendenza. È della sua vita, che lo scopriamo narratore e protagonista imprevedibile, così leale nel seguire le tracce di quel tremendo, devastante “buco”, quella voragine spalancata nel cuore, tanto grande da occupare il posto dell’anima intera.

Ci ha fatto ridere, sorridere, scompisciare di gioia e godere di uno spettacolo sempre festoso e scoppiettante, e genuino, mentre dentro il male di vivere non smetteva di succhiargli energie e vita.

«Mi sentivo così solo da star male – scrive ad un certo punto – sentivo la solitudine fin dentro le ossa. Fuori apparivo l’uomo più fortunato del pianeta, perciò c’erano solo una manciata di persone con cui potevo sfogarmi senza che mi venisse detto di chiudere la bocca, e anche in quei casi… Nulla riusciva a riempire il buco che mi portavo dentro». In effetti, essere fidanzato con Julia Roberts, guadagnare 1 milione di dollari a settimana, cambiare case e auto quando si vuole, genera un’aspettativa di un certo tipo, per un giovane attore che ha l’obiettivo della fama, il successo – e che lo raggiunge…!!! Ma non basta, non basta nulla, né soldi, né gloria, né amici, né case, né donne, per quella maledetta sensazione di non essere mai “abbastanza”.

E la ricerca non ha mai fine. «Non avevo bisogno di un Oscar», commenta osservando in tv l’assegnazione dell’Oscar a Julia Roberts (per “Erin Brokovich”), mentre è in uno dei tanti centri di “rehab” frequentati per anni e anni. «Avevo bisogno soltanto di un giorno in più».

Per fare cosa…?!? «Se la mia dipendenza mi avesse ucciso, avrebbe ucciso la persona sbagliata. Io non ero ancora completamente me; ero solo parti di me (e non le migliori, tra l’altro)».

Ecco la Cosa Terribile: la devastante mancanza del proprio “io”. Che verso la fine (del libro, e della vita – essendo stato pubblicato un anno prima di morire) arriva ad una consapevolezza imprevista: «sono tanto vicino a morire ogni giorno. Non mi è rimasta altra sobrietà dentro. Se uscissi non sarei mai in grado di fare ritorno. (…) L’idea di essere famoso, l’idea di essere ricco, l’idea di essere me. Non posso godermi nulla di tutto questo se non sono fatto. Mi manca una connessione spirituale che mi protegga da questi sentimenti. È per questa ragione che sono un cercatore».

In alcuni passaggi gli dà un nome, Dio, a questa “connessione spirituale”. Per arrivare infine sul limitare della vertigine, all’ultima lealtà con la propria umanità e con la propria ragione: «se un egoista, pigro cazzone come me può cambiare, allora possono farlo tutti. A questo punto della mia vita, dalla mia bocca non si rovesciano che parole di gratitudine perché dovrei essere morto, e invece, in qualche modo, non lo sono. Dev’esserci una ragione. Non riuscirei a comprenderlo in nessun modo se non ci fosse». Con la semplicità di un bambino: «sono me stesso. E questo dovrebbe essere abbastanza, è sempre stato abbastanza. Ero io quello che non lo capivo. E ora lo capisco. (…) C’è una ragione se sono ancora qui. E scoprire qual è, è il compito che mi è stato dato».

The Bear


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