PNRR: serve velocità e risolutezza


Oggi che la pandemia (almeno quella del Covid) sembra alle nostre spalle – anche se non è dato conoscere come si sia ristrutturato il sistema sanitario per eventualmente fare fronte ad eventi tanto eccezionali -, possiamo sfruttare il privilegio di mettere il naso sul Pnrr, quella specie di Bengodi finanziario che proprio i danni del virus hanno orientato a beneficio del nostro Paese. Non entriamo nel merito della collocazione strategica dei fondi comunitari nel perimetro di realizzazione e attuazione di certe azioni necessarie. L’Europa stessa infatti ci ha riservato una quota parte prioritaria di quattrini – tra quelli stanziati per fronte al post pandemia – subordinandone l’erogazione effettiva a una serie di riforme preventivamente concordate.
Qui ci occuperemo dell’endemico tasto dolens del sistema Paese Italia: l’incapacità di gestione dei soldi, soprattutto di quelli che sono vincolati a una programmazione stringente circa i tempi di realizzazione.
Quella che viene comunemente chiamata “messa a terra” dei progetti è infatti il vero problema italiano. Decenni di rigore preventivo, di controlli esasperati (e paraculismo vario, dobbiamo aggiungere) hanno ingessato in un burocratismo bizantino un’enormità di risorse economiche e di correlati progetti di sviluppo, rallentandone i benefici sull’economia e quindi sul benessere globale del Paese.
Oggi il Pnrr può costituire un volano fenomenale oppure offrire per l’ennesima volta il destro per esibire la nostra inaffidabilità ai partner europei.
Lo scadenziario dell’uso delle risorse potrebbe essere considerato troppo serrato: c’è il rischio di fare troppo velocemente e male (come sta accadendo per esempio sulla scuola), e tuttavia occorre essere risoluti e incidenti.
Il riassetto delle pubbliche amministrazioni regionali che, in funzione del Pnrr, hanno articolato le proprie funzioni in unità di missione è solo il primo passo infrastrutturale per governare il processo di gestione delle risorse. Ma il punto di fragilità è a valle, nello snodo costituito dalle amministrazioni territoriali minori, come i Comuni, che già ora vacillano nel compito di esercitare il trait d’union tra risorse e territori. È urgente che si acceleri la costituzione di stazioni appaltanti sovracomunali in grado di scongiurare il collo d’imbuto che rischia di sterilizzare l’impatto dei progetti dilatandone l’approvazione in un tempo indefinito (con il rischio di dover restituire gran parte dei soldi all’Europa).
In un Paese che bisticcia senza soluzione di continuità su questioni esiziali di gossip politico, o che perde tempo a denunciare il pericolo fascista o la resurrezione dell’animo comunista, non è ingenuo temere che ancora una volta l’Italia possa perdere un treno che, ricordiamolo, è transitato verso la Penisola “grazie” a migliaia di vittime da Covid.

The Squirrel

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