ARTISTI CONTRO LA GUERRA – 3 FRANCISCO GOYA


3 maggio 1808”, 1814, olio su tela, 268 x 347 cm, Museo del Prado, Madrid, Spagna.

Continuiamo la serie di articoli su alcuni artisti di ieri e di oggi che hanno contribuito con la loro opera a diffondere un messaggio che portasse ad una riflessione individuale ma soprattutto collettiva sulla guerra con il pittore spagnolo Francisco Goya (nato il 30 Marzo 1746 a Fuendetodos in Spagna e morto il 16 Aprile 1828 a Bordeaux in Francia).

Nel primo articolo su Picasso abbiamo illustrato il dramma delle vittime civili inermi, nel secondo quello dei soldati deceduti in guerra e delle loro famiglie ed in questo invece abbiamo una rappresentazione del dramma dei patrioti o partigiani. Veri soldati senza divisa che combattono in clandestinità, molto spesso fino alla morte, per la libertà del loro paese ed il cui ruolo viene solo riconosciuto postumo mentre nel momento più alto del loro impegno civile e militare sono considerati dal pensiero corrente alla stregua di terroristi o peggio di semplici delinquenti comuni.

Nel dipinto “3 maggio 1808” va in scena la fucilazione di alcuni patrioti a Madrid da parte delle truppe francesi d’occupazione guidate da Giuseppe Bonaparte fratello di Napoleone Bonaparte, all’epoca imperatore di Francia ed ancora all’apice del suo potere.

Il tema della fucilazione dei patrioti è un tema ricorrente nella pittura del cosiddetto Rinascimento storico ma quello che fa di quest’opera un capolavoro non è tanto il soggetto ma la tecnica di esecuzione del dipinto.

L’olio non è stesso in maniera uniforme sulla tela con il pennello ma quasi buttato con la spatola, con numerosi freghi, cioè tratti frettolosi di solito utilizzati per cancellare o imbrattare e sbaffi (macchie nel gergo pittorico).

Questa tecnica fa emergere la luce accecante di una lanterna gigante posta davanti al plotone d’esecuzione, che sembra composto da soldatini di piombo data la rigidità dei carnefici, e che squarcia le tenebre della notte e fa risaltare il bianco abbagliante del personaggio centrale, il quale alza le braccia disperato ed inerme come se fosse crocifisso su una croce immaginaria.

È lui il vero centro e protagonista dell’azione ed il cui “grido plastico” (secondo la definizione di Alfonso E. Pérez Sanchez), comunica allo spettatore l’orrore, la brutalità ed in ultima analisi la disperazione di chi ha lottato e lotta per la libertà in tutte le guerre.

Solo le divise dei soldati permettono di datare il quadro, altrimenti tutti gli altri personaggi potrebbero essere collocati anche in altre epoche storiche moderne e contemporanee ed in altri luoghi.

Un messaggio universale contro la guerra e soprattutto contro la barbarie di un potente (Imperatore, Re, Zar, Presidente o Primo Ministro non importa) che cerca di sopraffare e dominare un altro popolo.

Un effetto di realismo dell’opera che urta, scuote e dovrebbe far riflettere sulle conseguenze dell’arroganza del potere e sulla estrema brutalità di tutte le guerre e conflitti.

Gian Burrasca


Se ti è piaciuto l'articolo, condividilo