La democrazia del mare


Il mare è profondissimo mistero;

   è quiete di cobalto fluttuante,

   che induce a riposar ogni pensiero;

è come un ostinato spasimante

   che, respinto con regolar cadenza,

   la spiaggia bacia ancor, e ancor, tremante.

Il mare è democratico a potenza,

   giacché tutte le umane distinzioni

   si vedono azzerate, in sua presenza.

Ma simbol anche è di contraddizioni,

   nella misura in cui diversamente

   trattati son naufragi ed immersioni.

Entrato nella cronaca recente,

   l’ennesimo barcon di disperati

   che fuggono dal quotidiano niente

(o, ch’è peggio, da fame e da soldati)

   s’è rovesciato non lontan da Atene,

   mentre i greci osservavano, annoiati.

Avea le stive a dismisura piene

   e più non c’era spazio su in coperta,

   ma per i greci tutto andava bene.

“Nessuno ha mai lanciato alcun’allerta”,

   insistono i costieri controllori,

   con credibilità almeno incerta.

Seicento degli abissi abitatori

   han dunque ricevuto, e forse neanche,

   solo corone postume di fiori.

Cinque persone, in qualche modo stanche

   d’un’agiatezza pigra, e contendibili

   dalle affamate americane banche,

vantando a molti zeri gl’imponibili,

   per inseguir, frattanto, adrenalina,

   s’eran appassionate ai sommergibili.

Come per noi prender l’aspirina,

   un quarto di milion d’euro ciascuno

   han speso per la gita submarina,

pensata per veder, se non Nettuno,

   almeno del Titanic la carcassa.

   A voi, gente normal, sembra opportuno?

Perché se il batiscafo, giù, collassa

   (proprio questo, purtroppo, è capitato),

   la vita, per quel gioco, sarà tassa.

Ma il sintomo che il mondo è scombinato

   è che gli esploratori per salvare

   di tutto, viceversa, s’è tentato.

Riassumendo: democratico il mare

   di per sé sempre sarà, ma se a picco

   t’accade proprio di dover andare,

almeno cerca d’esser bianco e ricco.

Alighieri Dante


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