INTELLIGENZA ARTIFICIALE ED IGNORANZA NATURALE


Dopo la diffusione sempre più virale di ChatGPT, in parole semplici un programma informatico che simula ed elabora conversazioni umane (scritte o parlate) e che permette all’utente umano di interagire con una macchina digitale come se stesse comunicando con un’altra persona ugualmente umana, è letteralmente esplosa sui media una serie di riflessioni sulle implicazioni sociali ed etiche dello sviluppo della cosiddetta intelligenza artificiale.

In realtà, a parte i romanzi di fantascienza, della questione troviamo addirittura traccia nell’Iliade di Omero, un poema greco di circa 3000 anni fa ma, venendo a tempi recenti, alcuni programmi scientifici di sviluppo al riguardo risalgono agli anni Cinquanta.

Il punto è che tali progetti sono rimasti a livello di studi di ricerca pura nel cassetto degli scienziati per mancanza di macchine in grado di avere una potenza di calcolo sufficiente per farli girare.

Questi super elaboratori elettronici oggi esistono.

Il primo attualmente al mondo è il Fugaku giapponese che ha una potenza di 442 petaflops con picchi fino a 1 ExaFLOPS per 442 quadrilioni di operazioni al secondo (442 seguito da 24 zeri). Per avere un metro di comparazione, l’elaboratore della NASA che accompagnò l’uomo sulla luna aveva complessivamente la potenza di 152 Kilobyte (un piccolo telefonino portatile ha almeno un Giga se non di più).

Ma veniamo al punto. Per quanto possano ingannarci, questi sistemi non potranno mai sostituirsi all’uomo e per dimostrarlo basta un semplice test. Guardate la foto pubblicata con l’articolo

Secondo voi, la ragazza mora nel cerchio giallo nella foto piange di disperazione o di felicità?

Se si sottopone la domanda ad una macchina guidata da un’intelligenza artificiale, ma anche alla maggior parte degli esseri umani, la risposta sarà quasi sicuramente: “Di disperazione”.

Ed invece la risposta esatta è che la ragazza in primo piano piange per la felicità di essere a pochi metri dai suoi beniamini, i mitici Beatles, prima di un concerto a Londra.

La circostanza che questa semplice foto è in grado di mettere in crisi macchine e programmi da miliardi di dollari ed ExaFLOPS di potenza, dovrebbe farci riflettere sull’arroganza di chi vorrebbe realmente sostituirsi a Dio nel creare un uomo artificiale.

I credenti in Dio la chiamano anima o spirito, i non credenti intelligenza, ma a prescindere da come la vogliamo chiamare, è e resterà sempre e soltanto una prerogativa esclusiva di un essere vivente.

La domanda che viene spontaneo porsi è allora la seguente: perché tanti e tali investimenti per un progetto che è realmente impossibile da realizzare?

Qualcuno ha parlato del rischio di perdita di posti di lavoro, di aumento delle truffe online basate su questi sistemi, di ricerca ed analisi dei comportamenti umani per poter influenzarli meglio.

Forse la risposta risiede in tante motivazioni ma il punto fondamentale è semplice.

L’intelligenza di ChatGPT è e resterà sempre quella del o dei suoi creatori, come quella del prof. Falken per il super computer Joshua nel grande film del 1986 “Wargames – Giochi di guerra” di cui consiglio la visione per chi volesse comprendere meglio le problematiche di cui tratto.

E cosa vogliono i suoi creatori? Quali sono i loro obiettivi e quelli di chi li finanzia?

Se si tratta di obiettivi di crescita dell’umanità allora ben vengano ma se il vero obiettivo è quello di creare un controllo sempre più pervasivo e capillare sul comportamento delle grandi masse umane da parte di pochissime persone, allora è molto preoccupante.

Io non sono un complottista ed anzi sono convinto che nella più parte dei casi siano solo delle invenzioni giornalistiche per aumentare le tirature e le vendite, ma la smania di potere e l’avidità di alcuni gruppi al comando non si può certo negare ed avere per loro la possibilità di avere a disposizione tali strumenti senza controllo, deve far molto riflettere.

Infatti, se invece di investire miliardi nello sviluppo dell’intelligenza artificiale delle macchine, li utilizzassimo per ridurre l’ignoranza naturale dell’essere umano, il mondo andrebbe avanti lo stesso e forse meglio.

Gian Burrasca


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