Brothers in arms
Da un anno sono Kiev e la sua gente
scaraventate dentro ad un calvario
dal folle cremlinesco delinquente
che, sospinto da un ego sanguinario,
le libere nazion ha intrappolate
in micidiale Zugzwang planetario.
Ma controprocenti ed azzardate
rischian di rivelarsi anche le mosse,
pur meritoriamente ipotizzate,
verso altre zone parimenti scosse
dalle bestialità di voi moderni,
là dove più le beghe sono grosse.
Per colpa o per ignavia dei governi
è lunga infatti, e tragica, la lista
degli attuali a cielo aperto inferni.
C’è la mai sazia fame di conquista
contro Taiwan e ‘l Tibet della Cina;
c’è ‘l sopruso che ‘l milite sionista
ogni giorno rinnova in Palestina;
c’è guerra civile in Afghanistan,
Iraq e in d’altri stati una dozzina;
c’è ‘l conflitto tra l’India e ‘l Pakistan,
con possibile rischio nucleare;
ci sono poi Assad ed Erdogan,
assiduamente presi a massacrare
o curdi e armeni, oppur connazionali;
c’è chi riesce il terrore a coltivare
tra i miseri villaggi in Kenia e in Mali;
ma non esiston luoghi sulla terra
non sfregiati da azioni criminali.
Anch’io conobbi e praticai la guerra,
ma il pentimento ancor per Campaldino
il fiato nella strozza entro mi serra.
Eppur non serve certo un indovino
per intuir che sempre a dan di Abele
predominante riuscirà Caino,
in un mondo che premia il più crudele,
che invita (per l’appunto) al fratricidio,
che riproposizion par di Babele.
In tutta verità, io non v’invidio.
Alighieri Dante