47
Come l’amato casalingo gatto
più forte dell’amor che lo circonda
avverte, quando ha debole lo scatto
e nel divano volentier sprofonda,
ch’è venuto il momento di cacciare
celesti topolini, ed asseconda
cotal premonizione elementare
cercando una boscaglia fuori mano,
per dignitosamente trapassare
dall’invadente civiltà lontano
(a meno che, s’intende, non rinchiuso
in un appartamento al quinto piano);
e com’è l’orgoglioso lupo aduso
dal branco a separarsi appena sente
ch’è ‘l ciclo suo vital ormai concluso;
dunque, in modo non troppo differente,
ciascun altr’animale si dispone
la morte ad affrontar serenamente.
Benché carenti in tale propensione,
straziati come son dal gran rovello
se esista o meno la resurrezione,
questo gli umani vantano di bello:
che scelgono talvolta il tempo acconcio
per mollare il terrestre carosello,
quasi a timbrar con l’ultimo lor broncio,
lanciare non potendo altro segnale,
quell’evento che giudicano sconcio.
Insulsamente in ambito invernale
e tra le dune qatariote posto,
al recente calcistico mondiale
ha per esempio presto corrisposto
del genio del pallon la dipartita,
che non fino a quel punto era indisposto.
E Bacharach, che melodia squisita
per più di mezzo secolo ha prodotto,
non ha retto all’ennesima ferita
che ‘l ligure canzonettier salotto
infligge ogni febbraio al mondo intero,
causando, se non morte, almen cagotto.
E ancor c’è posto in questo cimitero.
Alighieri Dante