PNRR: mercato tecnologico o visione innovativa?


Il 28 febbraio 2023 scadrà per le scuole italiane il termine di inserimento delle proposte
progettuali a valere sul progetto Futura scuola 4.0, ovvero la megapartita PNRR per le
istituzioni scolastiche del regno.
Risorse, non esigue e già a Giugno assegnate ‘a pioggia’ dalle Alpi a Canicattì, per
rinnovare almeno la metà delle aule in tutte e almeno un laboratorio nelle scuole superiori.
Sapranno le scuole del Bel Paese, dirigenti, docenti, animatori digitali, tecnici e addetti agli
acquisti cogliere e vincere la sfida di progettare ‘next generation classrooms’ e ‘next
generation labs’ (questi i titoli delle due sottoazioni)?
Un punto è certo: non sono previsti – almeno per ora – fondi per la formazione, ma solo
acquisti di attrezzature digitali e arredi. Come dire: partiamo dalle braccia e dalle gambe, alla
testa ci pensate voi…
Il messaggio non piace, non piace il fatto che le linee guida di presentazione delle proposte,
attese per ottobre, siano state emanate il 22 Dicembre, a ridosso della scadenza europea
per l’Italia, sempre in affanno e sempre in emergenza sulle tappe comunitarie.
Ma i fondi sono consistenti, l’occasione è ‘ghiotta’ per un restyling ed è pur vero che la
pandemia ha costretto i più accorti a ripensare setting, modalità, strumenti, metodologie.
Quel che occorre prioritariamente, prima ancora di mettersi a redigere la lista di acquisti
facendo incetta di smart board, visori oculari e aule immersive in 3D, è avere una visione,
un’ambiziosa visione dei bisogni di innovazione del sistema formativo nostrano. E se occorre
cambiare le prassi didattiche, occorre anche ripensare le aule come ambienti di
apprendimento dinamici, flessibili, cooperativi e inclusivi anche – ma non solo, se il
cambiamento non è anzitutto nella testa di docenti e dirigenti – grazie all’utilizzo mirato delle
tecnologie e di arredi agevolmente ri-componibili in base al setting desiderato e in coerenza
con la metodologia attivata. Tre focus direzionali forti si candidano a fare da fil rouge del
progetto: 1) la priorità della centralità dello studente nel processo di
apprendimento-insegnamento e, quindi, la consapevolezza lato docente della pluralità delle
intelligenze e degli stili cognitivi, dei ‘metodi’ di lavoro, da accompagnare e facilitare
all’insegna dell’autonomia e della responsabilità dello studente; connesse a questo focus 1a)
la costruzione di ambienti apprenditivi efficaci in termini di setting metodologici calzanti
rispetto ai bisogni e agli obiettivi; 1b) la rimodulazione flessibile di spazi e tempi); 2) la
valorizzazione oculata delle potenzialità delle tecnologie, che devono essere sempre più
mirate rispetto agli obiettivi da perseguire: non tutte le tecnologie sono valide per “tutte le
stagioni” e i bisogni – la prospettiva di utilizzo dei fondi PNRR deve indurre a una riflessione
oculata sugli investimenti più produttivi in una visione pluriennale strettamente connessa ai
piani di sviluppo delle competenze; 3) infine, il ridisegno delle competenze di processo in
forte correlazione con il ridisegno della dimensione valutativa, quali poli di una dualità
inscindibile – la valutazione prestazionale di esito appare sempre più inadeguata e riduttiva e
va integrata da una condivisa valutazione di processo. I tre focus sono fortemente
interconnessi, tre lati di un prisma della medesima realtà emergente: la necessità di
transitare da una scuola della trasmissione e del contenuto a una scuola delle competenze e
della rielaborazione creativa e individuale.
I laboratori di fisica, scienze, robotica e informatica vengono ridefiniti incentivando l’utilizzo
delle tecnologie mobili (portatili, tablet) per consentire lavori di gruppo e prassi cooperative e
non trasmissive e frontali; le aule speciali e ibride vengono analogamente ridefinite in questa
medesima ottica, ma direzionandosi verso le aree della creatività, della espressione del sé e
della comunicazione e dibattito (laboratori teatrali, produzione e montaggio audio-video e
podcast); le aule magne, già utilizzate per convegni ed eventi registrati in diretta streaming
sul canale YouTube della scuola vengono potenziate nelle dotazioni informatiche.
Ma anche in questo caso – i laboratori digitali del futuro – deve esser ben chiaro quali siano
le aree di orientamento alle future professioni che si intendono promuovere: i settori del data
analyst, data scientist, web content creator e manager, ingegnere elettronico e informatico,
biotecnologo e professionista sanitario e, lato sensu, tutti i campi che nascono dalle
intersezioni di più discipline. Ad orientare verso questa ottica sistemica fungono i diversi
laboratori interdisciplinari e percorsi di ricerca-azione già attivati negli ultimi anni dalle
scuole.
Purché ci si rifletta con calma e si cerchi di resistere alla tentazione dell’effetto WOW che la
tecnologia può produrre negli studenti. Ma che ha corto respiro ed è acefalo ed effimero se
non nasce da un’esigenza profonda e sentita di cambiamento del modo di stare a scuola, in
classe e in laboratorio.

WomanInRed


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