151 giorni a debito
Il vantaggio dell’esser pessimista
è che, se sbaglio, poi sono contento;
non può dir altrettanto l’ottimista.
Il vecchio mio pianeta è l’argomento
su cui vorrei sbagliarmi più di tutto,
giacché par che del suo deperimento
chiare tracce si colgan dappertutto,
e intanto voi terrestri lo trattate
come se sol lo aveste in usufrutto
(e menti pressoché disabitate
possiedono coloro per i quali
così sono le cose sempre andate).
Temperature medie tropicali
gli oceani stan quasi soffocando
insieme a certi acquatici animali,
nel mentre che si van moltiplicando
quei meteorologici eventi estremi
che intere genti portano allo sbando,
e che spingon a diventar blasfemi
i troppi che coi loro familiari
parleran grazie solo ai crisantemi.
Privati sono i bianchi orsi polari
d’un iceberg grande quanto l’Argentina;
scorci esotici e fragili scenari
tra un po’ non saran più da copertina;
e dal sonno a destare le coscienze
s’è mossa una scandìnava bambina.
Se ad una delle umane prepotenze,
ovvero di ciascuno la pretesa
di sparpagliare seme e discendenze,
si somma poi la criminale impresa
di ostacolare il sesso non fecondo
perpetrata dalla romana Chiesa
tra i poveri del terzo e quarto mondo,
danzan otto miliardi di persone
un autodistruttivo girotondo.
D’incontestabile saturazione
è prova che vieppiù vien anteposto
il momento (e, segnalo col magone,
quest’anno è stato il giorno due di agosto)
in cui Geo esaurisce i suoi prodotti,
ed ogn’altro consumo è quindi un costo
che gli adulti, dissipatori e ghiotti,
egocentricamente fan pagare
a quelli che oggi ancor son giovanotti.
Chissà se è troppo tardi per sanare
lo scempio quotidiano dell’ambiente,
che, visto da quassù, a tutti pare
un’impazzita corsa a luci spente
che interpretate, voi sciocchi centauri,
precipitevolissimevolmente.
Vi state meritando i dinosauri.
Alighieri Dante