PACTA SUNT SERVANDA


“Pacta sunt servanda” declamavano nella Roma antica e cioè “i patti devono essere rispettati”. Al termine della “Conferenza di Jalta”, vertice tenutosi dal 4 all’11 febbraio 1945 presso Livadija, 3 km a ovest di Jalta, in Crimea, il presidente americano Roosevelt, il leader sovietico Stalin ed il premier britannico Churchill, stabilirono la spartizione del continente europeo e del mondo intero in sfere d’influenza dando inizio al periodo della cosiddetta “guerra fredda” terminata, in teoria, il 3 ottobre 1990 con la caduta del Muro di Berlino che sancì la riunificazione delle due Germanie ed il crollo del blocco di alleanze militari sovietiche denominato “patto di Varsavia” e di lì a poco della stessa Unione Sovietica.

Qualche settimana fa, uno scherzo telefonico di due comici russi, uno dei quali si era finto essere il presidente ucraino Volodymyr Zelenski, ai danni del centenario Henri Kissinger (nella foto), che durante i periodi più critici della “guerra fredda” ricoprì la carica di Segretario di Stato negli Stati Uniti (l’equivalente del Ministro degli Esteri in Italia) fra il 1969 ed il 1977 sotto ben due Presidenti, Richard Nixon prima e Gerald Ford dopo, ha rivelato una verità che tutti sospettavano ma nessuno ha mai apertamente dichiarato e cioè che gli Stati Uniti avevano promesso all’allora Unione Sovietica che la Nato non si sarebbe allargata.

La Nato (North Atlantic Treaty Organization) è un’alleanza militare sancita nel 1949 fra gli Stati Uniti e la maggior parte dei paesi dell’Europa occidentale come patto di protezione dalle aggressioni armate esterne.

Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, la NATO fu invece progressivamente allargata fino a comprendere quasi tutti i paesi dell’Europa dell’Est liberi dai vincoli del “Patto di Varsavia”.

Questo ha reso possibile l’eliminazione di una zona cuscinetto fra la Nato e la Russia che ha sempre molto preoccupato i gerarchi russi.

Vladimir Putin, al poter in Russia ininterrottamente dal 1999, ha sempre fatto leva su una politica nazionalistica tendente al ritorno della Russia agli antichi splendori dell’Unione Sovietica o meglio della Russia degli Zar precedente alla rivoluzione bolscevica del 1917.

E, in effetti, la Russia di oggi non ha nulla dell’Unione Sovietica ma è molto più simile alla Russia zarista ed ha inoltre adottato un’economia di mercato di stampo capitalista contrapposta alla precedente economia pianificata sovietica e a quella dispotica zarista.

Ecco perché un ulteriore allargamento della NATO all’Ucraina, per il momento rinviato ad una data non precisata nel recente vertice di Vilnius, potrebbe veramente significare lo scoppio di una terza guerra mondiale fra la Russia, probabilmente appoggiata dalla Repubblica Popolare cinese che mal sopporta la presenza militare americana nel Pacifico, e la NATO.

Gli Stati Uniti hanno già una volta violato i patti concordati alla caduta del Muro di Berlino forse approfittando del crollo dell’Unione Sovietica e della crisi delle Repubbliche russe, ma non possono permettersi di farlo una seconda volta di fronte da un nuovo blocco di paesi che prefigura di fatto un nuovo ordine mondiale che supera gli accordi di Jalta sopra menzionati.

La guerra che si combatte oggi in Ucraina è per procura e cioè tramite l’appoggio all’esercito ucraino con l’invio di armi e probabilmente di soldati senza divisa ma non di truppe regolari di paesi NATO.

E solo uno scherzo, non tanto innocente, ad uno dei decani della politica estera mondiale ha messo a nudo il re ed i suoi propositi bellicosi non ufficialmente dichiarati.

Ecco che i paesi della NATO e gli Stati Uniti in testa sono veramente ad una svolta e più che inviare armi, dovrebbero forse cercare di convincere Putin a sedersi al tavolo del negoziato per un nuovo ordine mondiale e non solo per la risoluzione della questione ucraina, che però non porti ad una nuova guerra fredda e soprattutto neanche “calda”.

Gian Burrasca


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