Olimpiadi 3 Decisione sulla collocazione del villaggio olimpico a Cortina


È arrivata poco fa la notizia da Roma, dove la cabina di regia sulle olimpiadi Milano-Cortina 2026, a palazzo Chigi, è giunta alla decisione: il villaggio olimpico di Cortina sarà costruito in località Fiames.

 Una gioia incontenibile mi ha fatta esultare, con parole di vittoria, rivalsa e sprezzo, allontanandomi decisamente dall’impostazione equilibrata, propositiva e del tutto da me condivisa, che ha caratterizzato il lavoro del comitato costituitosi contro l’idea, solida e apparentemente inappellabile, di costruire il villaggio olimpico nella piana di Campo.

Si tratta di un grande prato, privo di manufatti, usato esclusivamente per il foraggio, dove sono presenti varietà vegetali così rare e preziose, da essere rappresentate in foto, nella pagina di settembre del calendario 2023 della Regione Veneto, dedicato agli “habitat di prateria del Veneto”.

Altri aspetti fanno della piana di Campo un luogo totalmente inadatto alla cementificazione: la presenza di specie di uccelli molto rari, un importante rischio idrogeologico documentato, la vicinanza con zone dove sono presenti meravigliosi laghetti alpini.

Il comitato di cittadini ha opposto soluzioni alternative: l’area di Fiames, priva di abitazioni, che presenta una grande disponibilità di spazio, essendo stata la zona dove era presente l’aeroporto; l’area di Cimabanche, dove sorgono 36 costruzioni che costituivano una caserma, da tempo dismessa e abbandonata al degrado.

Inoltre il Sindaco di Borca di Cadore aveva proposto l’utilizzo delle costruzioni del Villaggio Eni, opera dell’architetto Gelner non più utilizzata per gli scopi per i quali era stato realizzata.

Oggi la decisione. Il villaggio olimpico di Cortina sorgerà a Fiames.

Questo splendido risultato è dovuto al paziente lavoro di un gruppo di persone che non si sono mai poste in modo antagonistico o scomposto, ma hanno sollecitato relazioni di esperti, studi di specialisti; cercato incontri e confronti con l’Amministrazione, con i tecnici e con i referenti del caso.

Ma allora: esiste, ed è praticabile, un terreno su cui può avvenire lo scambio di informazioni, idee e posizioni tra i cittadini e i loro rappresentanti.

Allora forse è possibile operare per la tutela del paese che amiamo, senza pregiudizi e schiamazzi.

Allora forse può davvero realizzarsi la partecipazione di tutti alla cosa pubblica.

Certo, questo margine di innegabile soddisfazione non cancella i molti dubbi sulle modalità con le quali vengono affrontate grandi opere, sugli interessi economici coinvolti, sui giochi di potere che vengono posti.


die Tante


Se ti è piaciuto l'articolo, condividilo