E poi c’è La Russa
E poi c’è l’incredibile La Russa.
Sappiamo che la strage in via Rasella
è da sempre vicenda assai discussa:
per molti, se l’oppresso si ribella
ogni violenta azione è benedetta,
pur se vien senza buco la ciambella;
per altri fu sbagliata, ed anzi abietta,
nella misura in cui diede ai nazisti
lo spunto per la lor truce vendetta;
però nessuno tra i revisionisti
s’era mai spinto a dir che fu colpita
“una banda di anziani musicisti”.
Può essere dal sen voce fuggita?
Provocazione astuta? O convinzione
di storico con il cervello in gita?
Ma soprattutto, poi, per qual ragione
a un singol tema, Ignazio, limitare
quest’alla riscrittura vocazione?
Si potrebbe iniziar con lo sfatare
la stupida leggenda che ci spaccia
le piramidi per auguste bare,
mentre si sa che ognuna è la minaccia
di alieni puritani a chi di sesso
triangolar rapporti, sozzo, allaccia.
Si sa che per un vino di successo
occor pigiare l’uva col sedere,
sì d’arricchirlo con l’aroma emesso.
Si sa che dentro il buio d’un cratere
lavoran tanti piccoli draghetti;
che spesso nelle uxorie bomboniere
riciclan del battesimo i confetti;
ch’è stata derubata la Sampdoria
almeno di cinquantatrè scudetti.
E il coltivar con dedizion littoria,
nonché con tempra da collezionista,
del duce Mussolini la memoria,
d’una nazion ch’è nata antifascista
infin farà presiedere il Senato
(ma dal plausibil qui troppo si dista:
con l’irrealtà ho forse esagerato)
Alighieri Dante