UN’ALTRA CRISI FINANZIARIA INTERNAZIONALE? DAVVERO UNA NOVITA’?


Chissà quante volte avreste visto in telegiornale immagini come quella in foto rappresentante orde di uomini che sembrano in crisi epilettica accalcati davanti a megaschermi ed urlanti frasi incomprensibili.

Questa è Wall Street, il tempio della finanza mondiale ed ormai ultima sede delle contrattazioni cosidette “alle grida”. Cioè in cui effettivamente gli ordini acquisto e vendita vengono “gridati” dagli operatori.

Nella realtà, in quasi tutto il resto del mondo, gli operatori sono ormai comodamente – si fa per dire – seduti davanti a dei megaschermi di computer con cuffie digitali perennemente incollate alle orecchie.

Se vi siete mai chiesti cosa fanno, la risposta è semplice: comprano e vendono. Come ai mercati generali della frutta e verdura ogni mattina, o del pesce nelle località di mare.

Comprano e vendono le monete oppure i prodotti finanziari ad esse collegati come le azioni, le obbligazioni ed i cosiddetti prodotti derivati.

Spiegare in termini semplici di cosa si tratta non è semplice ma volendo semplificare al massimo:

  1. le azioni rappresentano la partecipazione al capitale di rischio di una società di capitali, cioè non garantiscono un rendimento costante ma un dividendo legato ai risultati economici della società stessa;
  2. le obbligazioni sono invece rappresentative di un prestito ad interesse che si fa ad una società di capitali e che normalmente garantiscono un rendimento fisso o variabile ma comunque determinato. Le obbligazioni pubbliche sono la stessa cosa soltanto che l’emittente sono gli Stati o le pubbliche amministrazioni degli stessi e che, in teoria, poiché non posso fallire, come invece può succedere ad una società di capitali, dovrebbero costituire un investimento di minor rischio. In realtà anche gli Stati falliscono – si pensi all’Argentina – e decidono di non onorare più i debiti obbligazionari contratti;
  3. i derivati, dovrebbero, in teoria, essere degli strumenti di copertura del rischio dalle fluttuazioni delle azioni e delle obbligazioni ma in realtà non sono molto dissimili dai gettoni utilizzati per giocare al casinò.

Cerchiamo di spiegarci, utilizzando la notizia del giorno. L’indice Standard & Poors 500 che rappresenta il termometro dello stato di salute dei principali 500 titoli azionari quotati americani, ha raggiunto il punto più basso quest’anno ed ha bruciato quasi 10 milioni di miliardi di capitalizzazione. Teoricamente a causa del rialzo dei tassi di interesse da parte delle banche centrali per contrastare la crescita dell’inflazione.

In pratica, un investitore finanziario cerca sempre di aumentare il rendimento del suo investimento nel tempo in maniera razionale.

Se un titolo di Stato garantisce un rendimento del 10% ed un’azione del 5% è logico vendere azioni e comprare obbligazioni dello Stato.

Poiché dopo la crisi del 2007-2009, tutte le banche centrali hanno tagliato i tassi d’interesse sulle obbligazioni riducendoli prossimi allo 0% è evidente che un qualunque titolo azionario che distribuisce un dividendo rende di più.

Appena i tassi salgono, la tendenza si inverte e si vendono le azioni di società che cominceranno ad andare male perché il costo dei loro debiti aumenterà con i tassi di interesse e si comprano titoli di Stato.

Fin qui sembra tutto semplice, ma in realtà, quello che si compra e si vende sui mercati finanziari non riflette il valore dell’economia reale ma è soltanto un valore fittizio.

Ed ecco un altro esempio per chiarire.

Una leggenda narra che il gioco degli scacchi nacque in India nel VI secolo a causa di un famoso principe indiano talmente ricco che poteva esaudire ogni suo desiderio e quindi era ozioso e annoiato. Quindi, promise una grande ricompensa a chi lo avrebbe fatto divertire. Un mercante di nome Sissa Nassir, gli presentò il gioco degli scacchi da lui inventato ed il principe, nonostante le consecutive e ripetute sconfitte, fu contento di non provare più alcun sentimento di noia ma di divertimento.

Chiese quindi all’inventore quale ricompensa desiderasse e Sissa rispose che voleva un chicco di riso per la prima casella della scacchiera, due chicchi di riso per la seconda casella, quattro chicchi di riso per la terza e via via raddoppiando la cifra per le restanti 61 caselle.

Il principe, che non era un buon matematico, fu colpito dalla modestia del mercante e cominciò ad esaudire la richiesta ma ben presto capì che 2 elevato alla sessantaquattresima era pari a:

18 446 744 073 709 600 000 chicchi di grano (un chicco di grano pesa 0,06 grammi),

e nemmeno coltivando la superficie della stessa Terra si poteva ottenere una quantità così alta. Non potendo mantenere la promessa e volendo evitare che il popolo lo considerasse un re ingiusto e sleale, fece decapitare Sissa Nassir.

A parte il finale tragico, ecco spiegato il mercato finanziario.

Un esempio per tutti: la Tesla produce 1 milione di vetture all’anno ma ha un valore di 10 volte superiore alla Volkswagen che produce 10 milioni di auto all’anno. Dal 29 giugno 2010 in cui ha debuttato a Wall Street la Tesla ha visto crescere il valore delle sue azioni del 26.589,06%.

Perché?

Perché, la speculazione finanziaria è una pura scommessa giocata con soldi che non sono il controvalore di un guadagno reale derivate da un’attività produttiva ma da creazione fittizia di moneta detta scritturale che viene soltanto investita in altre attività finanziarie altrettanto di carta.

E concludo con la famosa frase detta di Mickey Rourke nel film cult “Nove settimane e mezzo” che risponde a Kim Basinger che gli chiese che mestiere faccia: “I make money with money!” (Guadagno soldi con altri soldi!). Meglio coltivare riso?

Gian Burrasca


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