Esame di Stato in era post-COVID: cosa cambia, cosa rimarrà


Le Ordinanze Ministeriali degli ultimi tre anni scolastici hanno rilanciato l’esame di Stato del
primo e del secondo ciclo in ‘salsa Covid19’: nel 2020 e 2021 niente scritti e, più specificamente
per le superiori, assegnazione entro il 30 Aprile di un elaborato incentrato sulle discipline
caratterizzanti l’indirizzo (definite in uno specifico allegato), analisi di un testo di Letteratura
italiana e ‘materiale’ interdisciplinare a partire dai quali sviluppare il colloquio, possibilmente in
dialogo interlocutorio tra i saperi e valutato in 60esimi grazie a una griglia nazionale centralizzata.
Nel 2022 la parziale restaurazione dell’antico: primo scritto ministeriale, secondo elaborato
dal singolo istituto scolastico, maxi colloquio finale.
In questo autunno 2022, segnato da un ulteriore cambio di poltrona in viale Trastevere,
nelle scuole impazza già il toto-esame: quale formula sceglierà il nuovo Ministero?
Pochi temi come l’esame di Stato dei 19 anni mobilitano tanto gli animi e le analisi degli
opinionisti: rito di passaggio verso l’età adulta, non a caso un tempo definito prova di ‘maturità’, a
tutti è impresso nella memoria come tappa significativa verso le scelte adulte.
Comunque la si pensi, la pandemia di fatto condiziona e muta radicalmente anche questo
limes tra l’adolescenza e l’adultità. Se parte del mondo scuola tuona contro la formula ‘snellita’ in
era Covid, ritenendo del tutto irrisoria e appiattente – monodimensionale in qualche modo – la
valutazione centrata su un’unica prova orale, è pur vero che a un’analisi meno settaria e manichea,
le scelte del legislatore – ‘legittimate’ dall’emergenza – appaiono in linea con una serie di dispositivi
potenzialmente innovativi messi in campo negli ultimi dieci anni.
Anzitutto il richiamo costante alla interdisciplinarietà, già a partire dall’elaborato assegnato
dai docenti del consiglio di classe nel primo biennio pandemico: esso partiva dalle discipline
caratterizzanti (e qui si esauriva nel 2020), ma nel 2021 doveva essere altresì “integrato, in una
prospettiva multidisciplinare, dagli apporti di altre discipline o competenze individuali presenti nel
curriculum dello studente, e dell’esperienza di PCTO… tenendo conto del percorso personale”.
Trovano qui spazio concetti chiave dell’innovazione scolastica a suon di Riforme degli ultimi venti
anni: il curricolo per competenze e non per saperi dogmaticamente prescritti da “programmi
ministeriali”, il dialogo costante tra i saperi, l’alternanza come metodologia attiva incentrata sul
soggetto che apprende risolvendo sfide, problemi in contesti situati fuori e dentro l’aula, evocando
e mobilitando i saperi in funzione di temi reali, siano essi prototipi o artefatti culturali, ipotesi
scientifiche, dibattiti sociali da dirimere. E poi la personalizzazione: individualizzazione e
personalizzazione ormai da tempo sono assurti a diritto per tutti, ben oltre i progetti personalizzati
ai sensi della legge 104 e 170. Questi due cardini dicono di percorsi adattati agli stili apprenditivi e
ai talenti multipli, come vie diverse per i medesimi scopi (individualizzazione), ovvero della facoltà
di apprendere anche cose diverse, in risposta ai bisogni e alle aspirazioni della persona intesa come
unicità (personalizzazione). La Riforma 2017-2019 degli istituti professionali va esattamente in
questa direzione, sottoscrivendo la necessità della formulazione di un progetto formativo
individuale per ogni studente, flessibile e adattato al pregresso, privilegio già dal 2012 riconosciuto
al mondo della formazione adulta all’insegna del diritto al riconoscimento e alla validazione di
quello che già si sa, siano i saperi pregressi formali, non formali o informali.
Il tema è ulteriormente stressato dal varo definitivo del modello di “curriculum dello
studente” legiferato in Agosto 2020 e per la prima volta applicato quell’anno. Il documento
accompagna il certificato di diploma e lo studente stesso viene chiamato a dichiarare i percorsi di
alternanza, le certificazioni linguistiche e informatiche, le attività di volontariato, le aree di
interesse messe in campo, in una sorta di bilancio di competenze che inserisce a sistema nel
portale nazionale. Un’esaltazione dell’autonomia e della responsabilità dello studente stesso e
un’occasione di accompagnamento e mentoring per le scuole all’autoanalisi, al bilancio delle
competenze, anche in ottica di orientamento permanente alle scelte future di studio e di lavoro.
Potenzialmente questi dispositivi rilanciano il ruolo attivo della scuola come centro di job
placement, in rete con Agenzia del Lavoro, Centro Territoriali per l’impegno, Anpal, in ottica
sussidiaria e di sostegno anche oltre la siepe, il traguardo della ‘maturità’.
Il lavoro dei prossimi mesi nelle scuole, quindi, è a un bivio: collazionare testi e materiali di
spunto per il colloquio, che talvolta improvvisano in malintesa accezione una interdisciplinarità
posticcia e fattizia, ovvero promuovere un curricolo dell’oralità – raramente declinato nei ‘testifici’
che stanno diventando le scuole superiori.
Lo spazio è tutto alla stimolazione del dibattito su temi culturali divisivi, anche a partire
dagli interessi culturali degli studenti, esercitandoli al public speaking e al debate e valorizzando al
massimo le potenzialità delle tecnologie nei piccoli gruppi delle ‘breakout rooms’, imposte dalla
DAD e validissime in integrazione e raccordo coi momenti di contatto fisico in aula. Lo spazio è,
ancora, alla rilettura ragionata e meditata delle esperienze di alternanza scuola-lavoro,
proponendo stimoli che colgano la continuità nella discontinuità delle varie esperienze, nel disegno
complessivo che la persona traccia attraverso le varie occasioni di fruizione culturale: la scuola dà
la regia e la centralità e l’intenzionalità del progetto (ha attori competenti, i docenti, che possono
farlo), ma – da tempo ormai – non è l’unica agenzia di apprendimento.
In sintesi: l’Esame riformato per necessità può essere occasione per innovare ponendo al
centro la persona e le sue competenze in un disegno complessivo che valuti la sua capacità di
mobilitare le conoscenze per rispondere alle sfide del mondo contemporaneo in contesti situati,
anche non noti e non piatti e standardizzati, ma ritagliati sui suoi interessi e passioni.
Se la scuola saprà farlo, dimostrerà resilienza e capacità di superare gli ostacoli,
trasformando la tragedia sanitaria e sociale che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo in una
ripartenza di riscatto culturale.

WomanInRed


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